martedì 4 marzo 2008

Il quaderno bianco sulla scuola

Poco dopo la metà di settembre il Ministero dell'Istruzione Pubblica e quello dell'Economia rendono pubblico il Quaderno bianco sulla scuola*, ovvero le linee di indirizzo sulla scuola nel prossimo futuro del governo Prodi (ora però caduto).

[*download: Quaderno bianco sulla scuola in formato *.pdf]

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Qualche giorno prima della pubblicazione esce, su Italia Oggi, un articolo di A. Ricciardi, riportato di seguito, che evidenzia le aree in cui verranno effettuati i tagli con un titolo shock:
Al Sud gli insegnanti sono troppi: Fioroni e Tps vogliono tagliarli per frenare la spesa crescente

Italia Oggi 18/09/2007 p. 41

ESCLUSIVO!
Nel Libro bianco, di prossima uscita, simulati gli effetti di 5 possibili linee di intervento

Al Sud gli insegnanti sono troppi:
Fioroni e Tps vogliono tagliarli per frenare la spesa crescente

di Alessandra Ricciardi

"Il dato di partenza è un'accurata riflessione sullo stato, malsano, di salute della scuola italiana. Riassumibile nell'assurdo che vuole che il sistema scolastico made in Italy sia più costoso della media Ocse (circa 5 mila euro per studente a ora di lezione l'anno, contro una media di 4,6 mila euro), e, al tempo stesso, abbia tassi di rendimento più bassi: ai test di apprendimento in lettura, scienze e matematica, gli studenti italiani si sono classificati al 25esimo posto sui 29 dell'ultima ricerca Ocse-Pisa.

Il libro bianco, messo a punto dai ministeri della pubblica istruzione e dell'economia, si pone il problema di un intervento radicale, per riorganizzare la spesa e invertire la rotta del sistema. Un intervento, anzi cinque linee di intervento, quelle che saranno rese pubbliche nei prossimi giorni, e che ItaliaOggi è in grado di anticipare, che puntano a un restyling di ampio respiro.

Il fabbisogno di docenti, in particolare al Sud, la consistenza delle classi, le ore di lezioni per i vari istituti, i pilastri su cui si articola la nuova politica di riduzione della spesa e di rilancio della qualità dell'istruzione.

Il Libro bianco sarà presentato al tavolo del governo già in vista delle scelte da assumere nella legge finanziaria 2008. Anche se, per raggiungere a pieno gli obiettivi, si richiede una programmazione almeno decennale. Secondo le stime sull'andamento demografico, da un lato, e dei pensionamenti del personale scolastico, dall'altro, a bocce ferme, ovvero senza nessun intervento correttivo, nell'arco di dieci anni servirebbero tra i 180 mila e i 230 mila nuovi insegnanti. Una dinamica positiva, sopra tutto per le regioni del Nord e poi del Centro; negativa invece al Sud. Dove si segnalano, già oggi, le maggiori storture, frutto anche di una radicata politica occupazionale che ha fatto della scuola una delle maggiori valvole di sfogo per il Mezzogiorno.

Approfittando dei prossimi pensionamenti, il reclutamento di nuovi insegnanti per il Sud dovrà essere coniugato a stretto giro con il reale fabbisogno. Nella funzione di programmazione razionale della rete scolastica, un ruolo fondamentale sarà svolto dalle regioni.

E si arriva al secondo capitolo di intervento, quello appunto del fabbisogno. In primo luogo, va eliminata, è il ragionamento di fondo, la differenza tra organico di diritto e di fatto, che finora ha permesso, a fronte di tagli operati sulla carta, di assumere nei fatti sempre più insegnanti perché giudicati necessari ad apertura dell'anno scolastico.

Poi la consistenza delle classi: abbiamo una media troppo alta di docenti per alunni, circa il 20% in più rispetto alla media Ocse. Più alta proprio al Sud. Un dato non giustificato, concordano Istruzione ed Economia, dal peso che hanno in Italia la aree rurali e i piccoli comuni. Un intervento di razionalizzazione, insomma, è possibile. E si avanzano alcune ipotesi: la formazione delle classi a livello di scuola e non più di plesso, oppure a livello di comune, ma anche una programmazione regionale della rete con un rapporto tra insegnanti e studenti prefissato a livello nazionale. Il rapporto potrebbe calare, già nei prossimi cinque anni, da 11,5 prof ogni 100 alunni a 10,3 su 100. E proprio l'intervento sulle classi è tra le misure che con molta probabilità saranno già inserite nella prossima manovra finanziaria.

C'è poi la durata delle lezioni frontali, che potrebbe esser ulteriormente ridotta a 33 ore settimanali, dopo il taglio che già c'è stato negli istituti tecnico-professionali da 40 a 36 ore settimanali.

Con questo cocktail, il fabbisogno di nuovi docenti potrebbe essere calmierato di almeno il 44%: circa 100 mila in meno rispetto alle stime iniziali .

Operazione che consentirebbe di recuperare risorse, stimabili in circa 3,6 miliardi di euro l'anno, per ampliare il tempo pieno, diversificare l'offerta formativa, ma anche prevedere un sistema di sviluppo della carriera degli insegnanti che premi il merito e valorizzi la professione al di là dell'anzianità di servizio.

Insomma, un ragionamento che nelle conclusioni è assai simile alla ricetta liberal annunciata dal presidente francese, Nicolas Sarkozy (si veda il servizio a pagina 48): meno docenti ma meglio pagati.

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